Elena Scaramelli, insegnante all’Accademia dell’Integrazione di Bergamo

Elena Scaramelli è una delle due insegnanti dell’Accademia dell’Integrazione. Prima di approdare qui, alle sue spalle c’è una lunga esperienza di insegnante d’italiano per stranieri praticata in diversi contesti: Università, studenti Erasmus, Aziende.

Due anni fa la svolta e l’incontro con un nuovo mondo: per la Ruah ha incominciato ad insegnare al CAS di Urgnano alla Cascina Battaina e ad occuparsi di formazione di insegnanti di italiano per stranieri - insegnanti veri e propri e volontari.

Infine al termine di settembre del 2018 è iniziata l’attività all’Accademia dell’Integrazione: Elena è l’insegnante principale dell’intero gruppo, mentre la sua collega subentra a metà mattina e si occupa degli studenti analfabeti

Come è composta la classe degli studenti dell’Accademia?

E’ un’unica classe di 30 studenti di un’età che va dai 19 ai 40 anni; le nazionalitò sono varie:  paesi dell’Africa francofona (Niger, Costa d’Avorio, Mali ad esempio) e di quella anglofona (Ghana, Gambia…), Pakistan; due le religioni: cristiana e musulmana; diversi i i livelli di alfabetizzazione: più del 50% di analfabeti totali o funzionali, il resto suddiviso tra chi ha otto anni di scuola alle spalle, dodici anni (un paio) e un solo laureato. Tutti sono plurilingue: oltre a quella del loro paese conoscono o l’inglese o il francese; nel viaggio hanno imparato l’arabo. Si tratta però di un apprendimento pratico, non scolastico, mentre all’Accademia devono frequentare l’aula scolastica  tre ore tutte le mattine.

Quali sono le difficoltà dagli studenti?

Dopo quattro mesi di Accademia ci sono dei risultati concreti, percepiti dagli stessi studenti: soprattutto riconoscono l’importanza del sapere leggere e scrivere e hanno capito la differenza tra l’imparare una lingua “per la strada” e a scuola. Nei CAS ci sono corsi di italiano ma spesso non sono frequentati perché molti migranti pensano di poter imparare la lingua strada facendo, lavorando. Anche se molti di loro, ad eccezione di alcuni,  hanno frequentato qualche anno di scuola, sono comunque “analfabeti funzionali”: conoscono la scrittura ma non capiscono quello che leggono. Immaginiamo quindi la difficoltà nel decifrare un qualsiasi documento. In più il loro analfabetismo consiste anche nella mancanza di alcune capacità logico - matematiche: saper leggere un orario, una tabella, una mappa anche semplicissima (quando devono andare da qualche parte, ad esempio, fanno prima una ricognizione per vedere i luoghi ed orientarsi). La scuola serve anche a recuperare queste abilità.

Quindi dopo qualche mese di lezione i ragazzi hanno capito l’importanza di frequentare una scuola.

Come si svolge la lezione?

Dopo aver lasciato i cellulari in un armadietto, gli studenti a classe intera nella prima parte della mattinata per un’ora e mezza svolgono un’attività orale  

Poi la classe si divide: il mio gruppo fa un lavoro di approfondimento su testi scritti e una riflessione di tipo grammaticale; l’altro gruppo si concentra sulla scrittura delle parole e su qualche tentativo di scrittura spontanea.

E la giornata?

In questi primi sei mesi la giornata è divisa tra scuola al mattino e altre attività al pomeriggio.

Le lezioni in classe durano dalle 8.00 alle 11.00. Poi, in questo periodo invernale, il pranzo presto, per sfruttare meglio la giornata più breve. Quindi tre pomeriggi più il sabato mattina i lavori di volontariato e due pomeriggi di sport. Dopo la cena uno spazio compiti, una sera di cinema in italiano, una sera di canto e due di libera uscita. Insomma, una vita piuttosto scandita.

Nei sei mesi successivi alle lezioni mattutine si affiancherà la formazione professionale con i corsi sulla sicurezza e i corsi professionali proposti sulla base delle richieste delle aziende: la collaborazione di Confindustria al progetto va appunto in questa direzione.

Come sono stati selezionati gli studenti?

Gli operatori del CAS hanno fatto una preselezione per individuare le persone a cui proporre il progetto. Quanti sono stati selezionati hanno poi sostenuto due colloqui (con la Ruah e con il Comune) volti a sondare la loro reale volontà. Per il gruppo attualmente in Accademia una minima conoscenza dell’italiano non era tra i requisiti; per quello che tra poco incomincerà l’attività  questo è diventato, invece, un elemento richiesto insieme a un’alfabetizzazione minima per garantire il completamento del percorso di formazione.

Come si sostiene economicamente l’Accademia?

L’Accademia si sostiene con i 35 euro (ora ridotti a 21) assegnati procapite ai richiedenti asilo.  La sfida è stata anche questa: utilzzare le risorse che lo Stato italiano dà per un’esperienza finalizzata ad una vera formazione professionale. Dato che ora, però, le risorse si ridurranno,  la Caritas, altro partner nell’impresa, si è impegnata a coprire le spese in eccedenza: il contributo di 21 euro basterebbe infatti solo per dormire e mangiare, non per la scuola e il resto. La Cooperativa Ruah,  a sua volta, offre l’assistenza legale e sanitaria, il sostegno psicologico con specialisti di psicologia etnoclinica.

Qual è lo status giuridico degli studenti?

Sono tutti richiedenti asilo in attesa dell’accettazione della loro richiesta,  salvo due che hanno ottenuto lo status di rifugiato politico Alcuni hanno già passato l’esame della prima commissione, che ha però respinto  la loro richiesta. Il vero rischio, soprattutto dopo il nuovo decreto sulla sicurezza, è che molti di loro abbiano il diniego: il paradosso sarebbe quindi avere fatto tutto il percorso all’Accademia, avere il lavoro ma non poterlo svolgere perché privi dei documenti necessari. E cadere così nella condizione di irregolari (o “clandestini”).

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